giovedì 9 agosto 2012

MORIRE DI FAME

«SE QUALCUNO NON MI RICANDIDA MORIRO’ DI FAME»

di Caterina Perniconi

 

C’aggia fa? C’aggia fa… ”

Da quando parla napoletano, l’onorevole Grassano da Alessandria?

A Roma ho dovuto imparare anche le lingue.

Come si trova nella Capitale?

Benissimo, finché mi tengono ci sto. Ancora qualche mese, è certo. Poi potrei fare l’eremita.

Col suo stipendio?

Guardi, guadagno 4800 euro e ne pago 4000 alla mia ex moglie. Non mi rimane niente. La diaria. Devo essere sempre presente in Parlamento. Se non lavoro non mangio.

La sua impresa?

Tutti i miei beni sono bloccati. Conti correnti, alloggi, terreni edificabili, tutto sotto sequestro cautelativo. In attesa della sentenza d’appello per truffa aggravata ai danni dello Stato. Sono innocente, mi hanno incastrato. È colpa dei giudici. E dei giornalisti.

Questa l’abbiamo già sentita.

Mi hanno dato quattro anni quando il massimo della pena è cinque. Non ho rubato nulla. Ma se avessi una pistola forse me ne darebbero venti a ragione…

È davvero disperato.

Sono stato dipinto come il mostro di Alessandria, e anche se verrò assolto non mi toglierò questo marchio.

È la paura del carcere?

Io non ho paura del carcere. Vorrà dire che se mi ci mettono non avrò più il problema di mettere insieme il pranzo con la cena.

Ha bisogno di una ricandidatura. Leghista, poi Responsabile . Ora?

Sono vicino al Pdl.

Cosa le hanno promesso?

Io non chiedo niente, sono nelle mani del Signore.

Parla con Berlusconi?

Non lo disturbo, sta lavorando a un progetto.

Non l’ha chiamato?

No, ma abbiamo rapporti cordiali, da quella fiducia del 14 dicembre.

Quando gli mostrò tutta la sua fedeltà…

Sono nato e morirò nel centrodestra.

Almeno con Alfano ha parlato?

Non ho avuto questo onore.

Allora con chi ha rapporti nel Pdl?

Con Rosso, con Crosetto….

Ma non è che lei è uno degli amici a cui Crosetto ha fatto un prestito?

No, perché, ne fa?

L’ha raccontato al Fatto Quotidiano: aiuta chi è in difficoltà, e non vuole niente indietro.

Allora lo vado a cercare subito. Ma un giorno spero di restituirli, o a lui o in beneficenza.

Tutta colpa della sua ex moglie?

No, tutta colpa mia. Sono discolo… le donne sono un vizio che non riesco a togliermi.

A Roma soffre di solitudine?

No, preferisco vivere da solo. Non sono come quelli del Pd che predicano l’amore libero. Che poi era l’unica cosa che mi piaceva dei comunisti.

Chi sono i suoi amici?

Mi trovo bene con Mario Pepe.

I leghisti?

Nessuno mi ha sostenuto quando ho avuto bisogno, mi hanno lasciato solo.

Del tesoriere Belsito cosa pensa?

Un compagno che ha sbagliato.

E di Maroni?

Ah faccio gli auguri ai leghisti. Io nel’94 c’ero e gliel’avevo detto a Bossi: non te lo riprendere.

Quindi se si votasse nei collegi non avrebbe più neanche un sostenitore.

I collegi? Ci si mettono i bambini cattivi nei collegi.

Lei non lo è? È cattolico?

Sì e mi chiedo se lo sia anche Casini che vuole allearsi con i comunisti.

Meglio Fini?

Per carità, può anche farsi un partito su misura, ma chi lo rielegge?

C’è un politico che stima?

Ha una domanda di riserva?

Ma lei lo sa che non sarà ricandidato. . .

Resto nelle mani del Signore. Intanto mi sono portato avanti diventando amico del presidente della Caritas di Alessandria, così avrò un posto dove mangiare e dormire in caso di bisogno. Un esodato illustre. Me la dovrò cavare da solo, come ho sempre fatto.

 

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