Da mesi ci domandavamo se c’è vita nel Pd. Dagli ultimi avvistamenti, dovuti a rilevatori altamente sofisticati in grado di captare il famoso battito d’ali delle farfalle in Brasile, risulta che sì, nel Pd c’è vita. Purtroppo è quella sbagliata: più o meno la stessa del Pdl. Ieri Goffredo Bettini, braccio destro di Uolter, ha finalmente sciolto il dilemma sul “papa straniero” che i veltroniani hanno in mente per la leadership del centrosinistra: “Un impegno di Luca Cordero di Montezemolo potrebbe avere un grande significato e una grande presa”. La proposta è stata lanciata sul Riformatorio, perché la conoscessero in pochi. E la motivazione addotta è di quelle che non ammettono repliche: “Montezemolo non è Berlusconi”. Il che rende automaticamente candidabili una sessantina di milioni di italiani: tutti quelli che non sono Berlusconi. In più il presidente della Ferrari, detto anche “libera e bella”, è pure miliardario. La qual cosa, per gli eredi del “movimento operaio”, è un richiamo irresistibile. Appena vedono un miliardario, perdono la testa e non capiscono più niente. Come dimenticare l’umida emozione di Max D’Alema quando Cuccia volle conoscerlo? Non stava più nella pelle, si dovette ricorrere al pannolone. E come scordare le successive infatuazioni dei parvenu piddini per altri noti esponenti del progressismo internazionale quali Antonio Fazio, Sergio Marchionne (ah quei maglioni così riformisti), Alessandro Profumo. Ora tocca a Montezuma che, essendo o essendo stato negli ultimi anni presidente e consigliere un po’ di tutto (Fiat, Ferrari, Rcs, Juventus, Campari, Frau, Tod’s, Merloni, Fiera di Bologna, treni privati Ntv...), se entrasse in politica porterebbe con sé una vagonata di conflitti d’interessi. Sempre parlando con pardon, s’intende: l’espressione “conflitto d’interessi” è ormai più proibita delle bestemmie. Come le parole “operaio” e “lavoratore”: le sole volte che i dirigenti del Pd le pronunciano, è quando chiamano l’idraulico o l’elettricista, ovviamente al nero. Gli etologi, a proposito di questa progressiva perdita d’identità e senso dell’orientamento, rintracciano un solo parallelo in natura: quello delle tartarughe marine delle Galapagos, che nelle loro migrazioni si orientano con i raggi della luna, la propagazione delle onde e il campo magnetico terrestre, ma ogni tanto perdono la bussola e vengono risucchiate dalle correnti, finendo i loro giorni alla deriva
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