mercoledì 6 ottobre 2010

RICONCILIAZIONI

Questa che segue è la cronaca di uno dei pomeriggi più folli dell'ultimo decennio di politica italiana. La storia la conoscete tutti: Bossi insulta i Romani con il famoso S.P.Q.R. (Sono Porci Questi Romani).
Poi chiede scusa. Così Alemanno, primo cittadino della capitale lo invita in piazza per una mangiata di cibi tipici romani e per una stretta di mano. L'obbiettivo è quello di celebrare una falsa pace. Della serie "volemose bene"...

E succede questo (grazie a il Nichilista) davanti alle telecamere di Sky Tg 24 e del Corriere.it :

Alla faccia della “accoglienza calorosa“, del pranzo della pace. Una giornalista di SkyTg24 domanda: «le piace la scritta “Italia unita e federale” sugli striscioni?» Bossi: «federale, sì». Alemanno aggiunge: «e anche unita». Altra domanda: «questo Gran Premio di Roma lo appoggiate?». Bossi: «dove cazzo corri a Roma il Gran Premio?». E Alemanno è costretto a gettare acqua sul fuoco: «su questo ci verificheremo, l’importante è senza insulti e con il rispetto reciproco».
E dietro ai sorrisi in favore di camera, alle scenette folkloristiche (come quando Renata Polverini imbocca il senatùr), volano gli insulti: «Se magna bbene a Roma, eh… ‘ste mmerde». «A casa, ‘a maiali! I porci siete voi, le merde siete voi. Maiali leghisti, magnate a casa vostra». Il CorriereTv, in diretta, è costretto a scrivere: “Ressa e contestazioni intorno al gazebo padano”. E i toni si alzano. Un militante leghista, tutto di verde vestito, si avvicina ai “romanisti” e grida: «io vi taglio la gola!». Risposta: «a chi tagli ‘a gola? Ma pure a casa nostra ce state a insultà? Ma che cazzo magnamo. Ma che festa. Ma che cazzo siete venuti a fà, qua, oh!». Si levano cori “vergogna, vergogna”. Un altro leghista, questa volta in cravatta e completo, precisa: «ma noi parliamo della politica romana, non della città di Roma». Qualcuno canta l’inno di Mameli, a cui si sovrappongono le note del Va’ Pensiero. Uno dei manifestanti sintetizza: «siamo l’unico popolo che dopo essere stato insultato li invita a mangiare». Dei musicanti improvvisano canzoni in romanesco riscritte in funzione antileghista, con tanto di naso da “porco” assicurato al viso.
Poi la telecamera si sposta su Bossi. Domande di circostanza («mangiato bene? Meglio la polenta?»). E i leghisti che urlano: «Padania, libera! Padania, libera!». Più che una riconciliazione, insomma, una scenetta mediatica fatta per riempire prime pagine e servizi televisivi. Grattando appena la superficie, ne emerge invece il dato reale: la Lega è, come da sempre piace a Bossi, l’ago della bilancia, ha in mano il destino della maggioranza. Dunque per non infastidirlo si tollera ogni “sparata”, ogni insulto. Senza parlare, come in ogni altra circostanza, di “clima d’odio“. Meglio se riuscendo a spacciare uno schiaffo per una stretta di mano.



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