lunedì 15 novembre 2010

L'INCUBO: MARINA FOR PRESIDENT

Denise Pardo per L'ESPRESSO

Sembra incredibile, ma davvero in questi giorni c'è chi pensa a far scendere in campo la primogenita del premier. E lei non smentisce. Anzi, si prepara....

Tutti guardano alla Mondadori, come se fosse quella la posta in gioco. Ma la posizione chiave, almeno per Marina B. non è certo la casa editrice. Per lei, magari si dirà un giorno, più che Segrate, potè la politica. E l'essere al centro di quello che Carlo Rossella, l'amico di famiglia di casa a Kalorama Road a Washington come all'hotel Raffles a Singapore, chiama the Big Game, il grande gioco del potere economico e politico, l'unico che interessi davvero alla figlia primogenita del presidente del Consiglio.

D'altra canto, ora più che mai la politica fa parte della preziosa eredità del Cavaliere. E la politica, come le ha spiegato tante volte il padre, vuol dire leadership. Intanto Marina si è "appassionata" alla questione, convengono gli uomini del Cavaliere, e si allena incontrando, non i direttori e i commentatori del cerchio ristretto di papà, se ne guarda bene. Ma bensì gli editorialisti e gli analisti della stampa lombarda più di tono, in primis, il notista politico principe del 'Sole 24 Ore', Stefano Folli, potenziali Talleyrand, o magari più modestamente futuri Bonaiuti. Mille volte si è detto, nelle redazioni, nei circoli conservatori, nei salotti politici: dopo Silvio, Piersilvio. Molto più probabile: dopo Silvio, Marina. Non solo per scalare l'impero. Anche per amministrare, quando servirà, il lascito politico. E magari, chissà, scendere in campo.

Dopo, certo. Dopo tanti accadimenti. Dopo che si saranno chiusi tanti tavoli ancora molto aperti. Tavoli di gran rango che espongono l'argenteria miliardaria. Ora, invece, tutto deve essere silente. E così i giochi sotterranei, con i giocatori pronti anche a cambiare di colpo i giochi. Prima di affrontare qualsiasi altra questione privata, Silvio Berlusconi deve superare lo scoglio della separazione legale da Veronica. Una separazione che nonostante le sue smentite dovrà per forza passare attraverso negoziati e trattative non solo per alimenti da maharani ma anche per le richieste di garanzie per il futuro dei tre figli Barbara, Eleonora, Luigi rispetto ai forzieri di famiglia e alle posizioni già consolidate di Marina e Piersilvio.

Quando la colazione ad Arcore di una settimana fa, invitati tutti e cinque i Berlusconi jr, era stata letta come il segno e la vigilia, per esempio, di una consacrazione di Barbara nella Mondadori presieduta dalla sorellastra Marina, l'entourage del premier non ci aveva creduto e aveva fatto no con la manina. Infatti, il giorno dopo, Berlusconi aveva inaspettatamente dichiarato che Mondadori restava a Marina e che Barbara avrebbe potuto (dovuto?) percorrere altre strade. C'era da aspettarselo, in fondo. L'arrivo a Segrate della primogenita di secondo letto, 25 anni, consigliere di Fininvest, che ha dichiarato urbi et orbi quanto l'editoria sia il suo progetto e il suo sogno, è cosa da mettere su a tempo debito e certamente da far pesare agli avvocati dell'ex moglie come il segno di un grande sacrificio e di una grande concessione. Al Cavaliere si può imputare tutto, ma non di essere privo di un senso quasi animalesco del ritmo e della tempistica per gli annunci e per la comunicazione.


Ma è anche vero che non una sola, ma più volte, sua figlia Marina, al vertice anche di Fininvest, ha confidato a persone amiche di essere pronta, al contrario della vulgata universale, a lasciare la poltrona di presidente della casa editrice qualora servisse alla serenità di suo padre e alla pax familiare. Aggiungendo che un gruppo editoriale così prestigioso dovrebbe, però, possedere anche un grande quotidiano nazional popolare. In uno scenario del genere, la poltrona potrebbe andare a Gian Arturo Ferrari, ex capo supremo dei libri Mondadori, ora al fianco dell'amministratore delegato Maurizio Costa con un incarico da padre nobile e ancora molto potente, ma soprattutto adorato da lei, affascinata (come anche l'indisciplinato alleato di suo padre, Gianfranco Fini) dall'intellettualità superiore del suddetto Ferrari.

Sarebbe il via libera per Barbara. Il lasciapassare per sedersi in consiglio d'amministrazione e per la nomina a un ruolo di rilievo. Quello, secondo alcuni, di seguire le orme, riprendendone il cammino, di Leonardo Mondadori (predecessore di Marina alla presidenza) realizzando, come aveva fatto lui, progetti di riviste d'arte patinatissime e sofisticatissime, sulle quali far collaborare i più importanti artisti del pianeta. Coinvolgendo, così, nell'ideazione Martina Mondadori, proprio la figlia di Leonardo, lei sì già inserita nel cda di Segrate, cara amica di Barbara, persino sua socia nella galleria milanese molto di tendenza Cardi Black Box.



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