mercoledì 26 gennaio 2011

IL QUARTO GRADO DI GIUDIZIO

Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano

Editoriale dedicato alla condanna a 7 anni per concorso in associazione mafiosa a Totò Cuffaro


Un caso a parte è Casini, che nel 2006 e nel 2008 ha portato in Parlamento Cuffaro, anche dopo la condanna in primo grado. “Per me – spiegò Piercasinando – è una persona onesta, ho fiducia in lui. Mi assumo la responsabilità di ritenerlo una persona onesta. Quando e se verrà dimostrata una cosa diversa, vorrà dire che mi sbagliavo” (7.2.2006). Santoro gli domandò: “Lei garantisce per Cuffaro: ma se le cose si mettessero male dal punto di vista giudiziario, anche lei ne trarrebbe le conseguenze?”. E Casini: “Bè, questo è ovvio, mi assumo la responsabilità politica, l’ho detto davanti al Paese” (31 marzo 2008).
Ora che la “persona onesta” è ufficialmente un favoreggiatore della mafia, Pier se la cava con un comunicato a quattro mani con Marco Follini (incredibilmente responsabile comunicazione del Pd): sono “umanamente dispiaciuti per la condanna”, “rispettano la sentenza” ma poi la cancellano: “Non rinneghiamo tanti anni di amicizia e resta in noi la convinzione che Cuffaro non sia mafioso”. Ecco, decidono loro. Nasce così ufficialmente il quarto grado di giudizio (per i politici, of course): Tribunale, Corte d’appello, Cassazione e Casinifollini.

Totò Cuffaro

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