venerdì 25 febbraio 2011

LO ZIO D'EGITTO

Marco Travaglio

…..La pochade è degna di un altro classico della commedia all’italiana, Amici miei atto III, quando Celi-Sassaroli presenta agli altri “le mie nipotine da parte di fava”. 19 maggio 2010, Villa Madama, pranzo ufficiale tra il rais egiziano e il nano italiano, col contorno di Frattini, Galan, Bonaiuti, ambasciatori, consiglieri diplomatici, feluche, interpreti, badanti. A fine pasto B., per quanto sobrio, butta lì a Mubarak: “Sai, Hosni, conosco una tua parente molto bella, una certa Ruby...”. Mubarak – riferiscono i testimoni – non capì bene cosa stesse delirando il pover’uomo, non avendo parenti con quel nome. Poi s’illuminò: “Ah forse lei parla della nostra famosa cantante Ruby?” (Rania Hussein Mohammed Tawfik, in arte Ruby, che fra l’altro ha 29 anni). A quel punto B. abbozzò: “Ah, bè, allora ci informeremo meglio” (pluralis maiestatis per dire che la gaffe non era sua, ma del suo staff). “Ci fu una confusione fra le due Ruby, uno scambio di persona”, ricordano unanimi i presenti alla scena. Figurarsi l’imbarazzo, almeno delle persone normali (dunque non di B., che anche se arrossisce lo fa sotto tre dita di cerone e nessuno se ne accorge). Otto sere dopo, anziché informarsi meglio, B. chiama la Questura spacciando Ruby per nipote di Mubarak allo scopo – ha stabilito la Camera con 315 voti sull’astuta mozione Paniz – di “tutelare il prestigio e le relazioni internazionali dell’Italia, giacché presso la Questura medesima era detenuta, a quanto poteva legittimamente risultargli, la nipote di un capo di Stato estero”. Strano, visto che persino il presunto zio ignorava di avere una nipote di nome Ruby, per giunta marocchina e con famiglia a Letojanni (Messina). Ma il meglio della pochade è il finale: dei due, s’è dimesso Mubarak.

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