Una riforma costituzionale, come quella della giustizia presentata ieri dal governo, necessita, per l'approvazione, di due passaggi parlamentari per ogni camera distanziati di almeno tre mesi l'uno dall'altro ed una maggioranza qualificata di due terzi dei parlamentari .
Dopodichè, se si riesce nel miracolo, potrebbe esserci un referendum popolare a spazzarla via.
Pertanto non prendiamoci in giro. Le possibilità che in questa legislatura tale riforma diventi legge sono pari a zero, sia per motivi di tempistica (tra due anni si rivota) che per motivi di maggioranze parlamentari (impensabile che ora Silvio porti i due terzi dell'aula a votare secondo suo volere) considerati i risicati numeri su cui la maggioranza si regge attualmente.
Tutto stramaledettamente complicato e conseguentemente possiamo definire l'operazione del governo di ieri un mero spot dagli esiti nulli.
Nel contempo, mi chiedo che fine abbia fatto il disegno di legge avanzato dal governo un anno fa (01/03/2010) sulla corruzione. Quello non modifica la Costituzione. Se ci fosse realmente la volontà politica potrebbe essere approvato in meno di un mese perchè prevede l'iter di una normale legge. Ma è fermo dentro qualche cassetto da un anno. Mai calendarizzato in aula.
Questo ci dovrebbe spiegare l'uomo dei cerotti. Smettendo, per un giorno, di pavoneggiarsi a paladino dei proclami del nulla.
Scriveva la Stampa un anno fà:

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