domenica 18 settembre 2011

NUNVEREGGAECCHIU'

Di Marco Travaglio - IL FATTO QUOTIDIANO

Che palle, non se ne può più. Dopo 17 anni siamo ancora lì a sentire i servi del padrone che raccontano balle à gogo, spacciati per “giornalisti di destra” e seduti sullo stesso piano dei giornalisti veri che dicono le cose come stanno. La par condicio fra verità e menzogna. Prendiamo l’ultimo caso: il puttanaio messo in piedi da Tarantini per B. A fine settembre 2010, nella conferenza stampa alla Maddalena con Zapatero, B. comunica alla stampa di tutto il mondo che “questo Tarantini o Tarantino” lui manco lo conosce, tant’è che lo confonde col regista americano. Gianpi o Quentin per lui pari sono. Ora, all’improvviso, spiega alla stampa e ai pm di avere strapagato Tarantini (il nome gli sovviene giusto) per “aiutare un amico in gravissime difficoltà economiche”, “un uomo disperato” con due “famiglie con bambini piccoli e madre a carico, che a causa dei magistrati è passato dal benessere alla miseria”: l’ex sconosciuto divenuto amico gli mandava “lettere accorate” minacciando “atti di autolesionismo”. È evidente a tutti che il premier ha mentito al mondo intero. Ergo chi sostiene che è sincero e non ha nulla da nascondere è un bugiardo e non può essere messo alla pari di chi dice il contrario, cioè la verità. Che B. fosse ricattato dal gatto Tarantini e dalla volpe Lavitola è un altro fatto: i due concordavano di “metterlo spalle al muro” e “alle corde” e gli spillavano centinaia di migliaia di euro. Perfino i suoi avvocati l’avevano vivamente sconsigliato di pagare, ma lui aveva pagato lo stesso. Dunque chi nega che fosse ricattato (col formidabile argomento che lui nega di esserlo stato) mente e non può essere messo alla pari di chi dice il contrario, cioè la verità. Che B. sia un puttaniere incallito è un altro fatto indiscutibile: riceveva a domicilio decine di mignotte che poi pagava con soldi suoi o con posti pubblici (cioè con soldi nostri) o faceva pagare da papponi di fiducia che poi ricompensava con soldi suoi o con appalti pubblici (cioè con soldi nostri). Il che esclude che i suoi festini fossero “cene eleganti” e, soprattutto, affari suoi coperti da privacy. Chi sostiene il contrario non è un giornalista di destra degno di essere ascoltato: è semplicemente un pallista che non merita alcuna considerazione. Proprio come Minzolingua, che riduce tutto a “gossip” e teorizza che le intercettazioni di B. “non c’entrano con le inda gini” e non vanno diffuse perché “B. non è indagato” (in tutte le indagini di prostituzione, si intercettano papponi, mignotte e clienti). Ecco: il format del talk show serve a dare alle bugie la stessa dignità delle verità e a spacciare le une e le altre come effetti di una fantomatica guerra civile tra berlusconismo e antiberlusconismo. E i giornali “indipendenti”, anziché smontare il giochino, copiano il format con interviste e commenti contrapposti. Per loro l’indipendenza è non scegliere mai fra bugia e verità. Sono indipendenti dai fatti.


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