martedì 15 novembre 2011

UN OBOLO PER L'EX MINISTRO GALAN....

Mattia Feltri (LA STAMPA) ha intervistato l'ex ministro ed ex governatore del Veneto Galan.

Non so voi, ma io a leggerla, mi sono quasi commosso.

Organizziamo una colletta ?

Ministro Galan, lei non è nemmeno parlamentare. Come si sta da di soccupati?
«Non me lo dica… Stamattina ho chiesto a mia moglie un soldo. Le ho detto, amore, è per il caffè, i giornali…».
Gliel’ha dato?
«Sì. Però mi ha detto che devo mettermi a fare qualcosa».
Lei, così esuberante, come mai questa vocina?
«Ma perché sono amareggiato, avvilito, indignato… ».
Indignato?
«Con quelli che nella vita non hanno mai fatto niente di buono e ci trattano peggio dei delinquenti. Urlano, sputano, tirano monetine. Lo so che anche l’asino tira un calcio al leone ferito, ma non pensavo che gli asini fossero tanti. E dovrei fare un governo con quelli?».
Non proprio con quelli.
«All’incirca…E dopo aver sentito Franceschini alla Camera mi veniva voglia di rispondergli con un’allocuzione romana ormai così in voga anche fra noi al Nord, che ci lasciamo stuprare la lingua. E cioè: mavaff…».
«Franceschini sappia che non ci hanno battuti, né in aula né le elezioni, e nemmeno i magistrati sono riusciti…».
Era più remissivo nei giorni scorsi. A metà fra il neomontiano Frattini e i sostenitori del voto subito, alla Ferrara.
«È che sono dibattuto. Io sentivo il montare delle critiche al governo. In Veneto tre persone su quattro stanno con me ma ultimamente erano meno di tre su quattro, ed erano più tiepide. Però una fine così, con Franceschini, i cori, gli sputi… no,non la meritavamo».
E del governo Monti che cosa pensa?
«Faccio una previsione. Mario Monti diventa premier, il giorno dopo Mario Draghi compra 30 miliardi (dico una cifra a caso) del debito, lo spread si dimezza e tutti a gridare: miracolo! miracolo!».
I poteri forti?
«Già. E io rimango a metà tra Frattini e Ferrara perché è colpa nostra, ché i poteri forti dovevamo spazzarli via, distruggerli, farli a pezzi».
Ma chi? «I grandi banchieri. La finanza internazionale. Le multinazionali ».
Un po’ vago.
«Un po’ vago? Ma noi dovevamo fare la rivoluzione liberale, cancellare i privilegi. E invece una volta non tocchiamo le coop perché l’Udc ha le coop bianche. Poi se ne va l’Udc e non tocchiamo gli amici di An. Poi se ne va Fini e arrivano Tremonti e la Lega».
E lì che succede?
«Abbiamo progressivamente ceduto alle corporazioni. Abbiamo smesso di parlare agli industriali per parlare con Confindustria. Abbiamo smesso di parlare ai commercianti per parlare all’Ascom. Abbiamo smesso di parlare alla gente per parlare alle corporazioni, alle nomenklature, ai poteri che poi ci hanno ammazzati».
È colpa di Tremonti e Bossi?
«In un anno e mezzo, il tempo in cui sono stato ministro, ho visto un progressivo spostamento di potere da Palazzo Chigi alla sede dell’Economia. Sono cose che da lontano non si colgono, ma a Roma sì… Ecco, io Tremonti non lo perdonerò mai! Mai!».
È stato lui…
«Io dico solo una cosa: ho visto da parte sua un’arroganza, una protervia. Ci ha trascinati nel baratro. Penso all’ultima seduta del Consiglio dei ministri, ci siamo detti che in fondo eravamo una bella squadra, che abbiamo fatto delle cose importanti… ma io dico che Tremonti non è dei nostri. Lui non ha mai fatto parte della nostra squadra».
Dice che ha remato contro?
«Per carità, non mi faccia dire altro… ».

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