martedì 27 marzo 2012

A MIA INSAPUTA

Caterina Perniconi - IL FATTO QUOTIDIANO

Case, ville, spigole, viaggi, finanziamenti elettorali: qualcuno paga, altri ricevono, ma se vengono interpellati si scopre che non ne sapevano nulla. "A mia insaputa" è diventato l'alibi della politica del terzo millennio. Dagli appartamenti vista Colosseo fino alle forniture di pesce, passando per spregiudicati tesorieri.

L'inventore della scusa più in voga negli ultimi due anni è l'ex ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola che dichiarò in una conferenza stampa "ho scoperto dai giornali che qualcuno ha comprato casa a mia insaputa" con vista sul Colosseo.

Ma dopo di lui l'incredibile giustificazione è diventata una prassi. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Carlo Malinconico, è stato costretto a dimettersi dopo essere andato in vacanza all'hotel Pellicano di Porto Ercole a spese della cricca: "Mi fu detto dall'albergo che per i precedenti soggiorni era stato provveduto - dichiarò Malinconico - ma senza specificare da parte di chi. Pensai fosse stato Balducci e ugualmente insistetti per non gravare su quest'ultimo. Non ci fu modo di riuscirvi".

Poi Francesco Rutelli, "vittima" inconsapevole del suo tesoriere di fiducia, Michele Emiliano e gli insospettabili carichi di pesce, Roberto Formigoni che non lascia la poltrona nonostante le inchieste che stanno falcidiando la giunta lombarda, fino a Massimo D'Alema che ha trasformato la sua giustificazione in un elemento di difesa davanti agli inquirenti dichiarando di non sapere che rapporti intercorressero tra il manager Morichini e la Rotkopf Aviation con la quale volò 5 volte gratuitamente. Inchiesta archiviata.

C'è poi chi, "a sua insaputa" gestisce un comune con infiltrazioni mafiose. L'ex sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi, ha dichiarato di non essersi mai accorto "di cosa stesse succedendo" fino allo scioglimento della nuova giunta da parte del ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri.

MASSIMO D'ALEMA
"Non era consapevole di compiere un reato volando su quegli aerei". Con questa motivazione il giudice delle indagini preliminari ha archiviato due giorni fa l'indagine riguardante Massimo D'Alema, nell'ambito di uno dei capitoli dell'inchiesta sugli appalti Enac, per i voli fatti con gli aerei della "Rotkopf Aviation". D'Alema aveva usufruito di 5 passaggi gratuiti viaggiando sui velivoli della compagnia appartenente a Viscardo e Riccardo Paganelli. Ma a quanto pare non sapeva perché per quei viaggi non doveva pagare. Ascoltato dai magistrati D'Alema disse che i voli gli erano stati forniti da Vincenzo Morichini, già manager di Ina Assitalia, e che non era a conoscenza dei rapporti che intercorrevano tra lui e Paganelli.

FRANCESCO RUTELLI
Nelle casse del suo partito mancano almeno 23 milioni e Francesco Rutelli sostiene che la responsabilità è tutta del tesoriere Luigi Lusi mentre lui è una "vittima" dell'accaduto. Dalla Gruber aveva ammesso: "Siamo stati degli ingenui". Poi si era infuriato: "Ma lo volete capire che io sono la parte lesa! Lo volete capire che sono una persona onesta e perbene? Lusi è un ladro e mi pone in stato di intimidazione e mi minaccia". All'Annunziata aveva dichiarato: "C'è qualcosa che ho preso io? No, neanche un centesimo!!! Ho chiarito, le ho risposto. Mi faccia anche dire: ‘mo basta (...) ho finanziato, io, personalmente, di tasca mia e ancora mi rompete le palle? E basta!". In cerca di elogi - nientemeno - per non aver vigilato.

MICHELE EMILIANO
Trecento euro di pesce da Gerardo Degennaro, (consigliere regionale Pd) imprenditore, titolare insieme al fratello Daniele della Dec, società vincitrice di appalti pubblici al Comune di Bari, fanno tremare il sindaco ex procuratore Antimafia, Michele Emiliano. Ma lui minimizza: "Non mi dimetto per un po' di pesce". E poi: Le spigole? Mia moglie mi aveva chiamato - ha detto il sindaco - le ho dovute mettere nella vasca da bagno". Degennaro - la cui figlia Annabella è stata assessore della giunta Emiliano - è accusato di aver truffato l'amministrazione comunale, a partire dagli appalti per due parcheggi sotterranei. Nel 2009 i due fratelli imprenditori appoggiarono la lista civica "Realtà pugliese" determinante per la vittoria del sindaco.

VITTORIO SGARBI
Cado dalle nuvole, ha detto Vittorio Sgarbi dopo aver appreso la notizia di un dossier del ministero dell'Interno per sciogliere il comune siciliano di cui era sindaco, Salemi. Centinaia di pagine firmate da tre ispettori che si sono mossi sulle tracce di infiltrazioni mafiose e appalti truccati hanno portato il ministro dell'Interno Cancellieri a chiedere le dimissioni della giunta. "Salemi - ha detto Sgarbi al consiglio comunale all'indomani delle sue dimissioni di febbraio - è diventata con me la prima capitale d'Italia. E vorrò ricordarla solo per questa sua nobile condizione". Alla mafia meglio non pensare. "Sgarbi? Non è un mafioso, è un pirla" ha detto il fotografo Oliviero Toscani, "le infiltrazioni c'erano, non si poteva fare nulla senza chiedere permesso e passare da un'infernale macchina burocratica che è mafia".

ROBERTO FORMIGONI
La Regione sta affondando sotto i suoi piedi ma lui resiste: con dieci consiglieri indagati e mezzo ufficio di presidenza sotto inchiesta, un altro governatore avrebbe chiesto scusa o si sarebbe dimesso. Invece lui al massimo apre "un dibattito". La scusa è questa : "Non so come mai, ma tutto quello che accade in Lombardia viene analizzato in maniera spasmodica, quando arriva un avviso di garanzia in altre parti d'Italia o alla sinistra nessuno dice nulla, questi due pesi e due misure sono inaccettabili". Risposta a sua insaputa anche dall'assessore La Russa (Romano): "Sono indagato per un errore tecnico-burocratico". Gli pagano i manifesti e la campagna elettorale, ma è un errore. "Avrei dovuto registrare le cifre nella mia rendicontazione - ammette - ma stiamo parlando di 4-5 mila euro". Cosa volete che sia.

CLAUDIO SCAJOLA
L'appartamento nella Capitale con vista sul Colosseo è diventato meta per curiosi e turisti. Del resto non è facile vivere nell'ombelico del mondo "a propria insaputa". L'ex ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola è stato l'inventore della scusa più usata degli ultimi due anni. La casa di 180 metri quadrati fu acquistata con 80 assegni circolari per un valore di 900 mila euro, a lui intestati dall'imprenditore Diego Anemone, coinvolto nell'inchiesta sugli appalti del G8. Ma in conferenza stampa Scajola negò di conoscere il benefattore di tanto privilegio: "Quando trovo la persona che ha pagato quella casa a mia insaputa...". Il 26 giugno ci sarà la prima udienza del processo a carico dell'ex ministro davanti al giudice monocratico del tribunale di Roma. Con lui a processo andrà anche Anemone.


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