lunedì 11 giugno 2012

L'ITALIA DI SARA

É molto probabile che già da ieri sera, dopo il fischio finale di Italia - Spagna una buona percentuale di italiani che fino a qualche ora prima schifavano gli azzurri capitanati da quel Buffon che scommette in meno di un anno, con straordinaria disinvoltura, quello che una coppia di metalmeccanici non riesce a guadagnare in un'esistenza, si siano ricreduti, rinfrancati dalla più che discreta prestazione degli azzurri, ed abbiano ceduto ad un patriottico quanto scontato tifo.

Ma il vero simbolo sportivo di un Italia sana e tenace, nel week end, non è stato certo rappresentato da un manipolo di ricchi e viziati artisti della pedata. Ma da una ragazza di 25 anni, alta un metro e sessanta che nella vita, prima di conoscere il successo e cimentarsi nella finale del Roland Garros, ha sgobbato intorno al globo terrestre, e con straordinariia caparbietà ha saputo erigersi a campionessa di uno sport, il tennis, che spesso la vede scontrarsi in match improbi contro avversarie dal fisico molto piú possente del suo. L'Italia di Sara Errani è l'Italia che sa combattere, che non si arrende, che soffre e stringe i denti per poi gioire. É l'Italia che puó ancora donarci un speranza, che si contrappone al velinismo ed ai calciatori. È un Italia pura insomma e non me ne vogliano i Pirlo o i Chiellini.

Per una volta, questo week end, il calcio andava posto in seconda fila.

Io insomma, se non lo avete ancora capito, questo week end ho unicamente tifato Sara.

E se fossi stato Napolitano, piú che a trovare gli azzurri negli spogliatoi in Polonia, sarei andato a Parigi a renderle onore.

 

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