PARMA – Andrebbe forse consigliato al premier Mario Monti di farci una puntatina, per tentare di risanare il disastrato bilancio italiano. Dove? In una fortunatissima ricevitoria dove sono vincenti 8 giocate su 10. Un luogo evidentemente baciato dalla fortuna, oppure frequentato da scommettitori particolarmente bravi nei pronostici. Al di là delle battute, buttarla sull’azzardo non è certo una soluzione per i nostri conti pubblici, ma il tasso di vincita registrato dalla tabaccheria in questione è così alto da aver attirato l’attenzione delle forze dell’ordine che sospettano possa esser merito non solo della fortuna. La ricevitoria in questione non è difficile da trovare, è divenuta celeberrima in questi giorni, come colui che la gestisce, al secolo Massimo Alfieri, “grazie” a Gianluigi Buffon. E’ proprio a quello stesso Alfieri che il portiere della nazionale e della Juventus ha infatti versato assegni per oltre un milione e mezzo di euro. Coincidenza? Assolutamente sì.
La notizia delle indagini sulla tabaccheria parmigiana la riporta La Stampa:
“Una ricevitoria particolarmente fortunata, quella gestita a Parma da Massimo Alfieri. La percentuale di vincita, negli ultimi quattordici mesi, si attesta attorno all’83 per cento. Fare il calcolo è semplice: tutti i soldi scommessi meno tutti i soldi incassati. Poche ricevitorie italiane hanno risultati così lusinghieri. Ed è proprio questa ‘anomalia’ il vero succo dell’indagine, rimasta segreta fino alla scorsa settimana, coordinata dalla procura di Torino”.
“Dai 14 assegni di Buffon (non indagato) l’attenzione si sposta sulle puntate anomale. Troppe vincite, i pm di Torino ipotizzano la frode sportiva. Lo stesso giro di sempre, per intenderci. Quello che richiama alla mente la ricevitoria di Massimo Erodiani a Pescara, uno dei protagonisti della prima fase di ‘scommessopoli’. Per la Guardia di Finanza anche a Parma, in via Garibaldi, potrebbe esserci una specie di collettore di denaro per giocate sporche. E già si intravedono, oltre al muro alzato dagli investigatori, i nomi di alcuni clienti affezionati. Anche calciatori, parrebbe. Insomma, l’ennesimo bubbone. Massimo Alfieri è indagato, Gianluigi Buffon non lo era e non lo è. E forse davvero non c’entra, se non assai marginalmente, in tutta questa vicenda. Perché i suoi assegni fanno riferimento a un periodo di nove mesi, gennaio-settembre 2010. Mentre nel decreto di perquisizione notificato ad Alfieri si tiene conto di un periodo di tre anni di scommesse. “E poi – dice l’avvocato Marco Corini, che assiste il portiere della Juventus – mi sembra evidente che usare degli assegni sia il modo più sicuro per farsi tracciare. Gigi Buffon non c’entra nulla con questa storia. Si è sempre mosso alla luce del sole. Ha dato dei soldi a un amico per acquisti privati. Tutto il resto non lo riguarda”. Nel decreto di perquisizione Buffon non è citato. Neppure sono citate delle partite sospette. È difficile sapere di più”.
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