Ma, attenzione, pensate soltanto a quello che sta succedendo alle primarie, ho sentito molto spesso e a volte pensavo addirittura che esagerasse quando Grillo diceva: ma i politici sono morti, i partiti sono morti, etc., le primarie milanesi confermano, al di là della vittoria dell’avvocato Pisapia, il fatto che ogni volta che si fanno le primarie, vince sempre il candidato opposto a quello scelto dal partito che ha indetto le primarie, il che naturalmente è un buon segno, vuole dire che le primarie non sono state taroccate, vuole dire che erano libere, vuole dire che non c’erano truppe camellate, ma potrebbe voler dire anche un’altra cosa, che le truppe camellate c’erano, ma erano talmente sfigate che non sono riuscite a sovvertire il risultato dell’operazione, per cui se c’è qualcuno che dovrebbe porsi qualche domanda è proprio il ceto dirigente, questo carrello di bolliti che dirige il Partito Democratico, perché per quanto sfigati, negli ultimi sondaggi vengono dati al 24/25%, sono circa 10 punti sotto rispetto alle elezioni del 2008 quando Veltroni, che pure fece un buco, prese il 34%, adesso sono 10 punti sotto, merito naturalmente di questi giganti della politica che si chiamano Veltroni, in parte Franceschini che è rimasto lì poco e soprattutto Bersani e i suoi, che in due anni e mezzo, durante il crollo, la rovina del berlusconismo, sono riusciti non solo a non guadagnare un punto, ma a perdere 1/3 dei loro voti, altro che rottamazione, andrebbero fatti interdire per evitare che facciano altri guai, invece continuano naturalmente, anzi pensano di essere loro i possibili candidati alla successione di Berlusconi, senza rendersi conto che sono loro la ragione per cui Berlusconi è durato così a lungo e è rimasto per così tanto tempo in sella.
Marco Travaglio – Passaparola – 15/11/2010
La vittoria di Giuliano Pisapia alle primarie milanesi del centrosinistra contro il candidato del Partito democratico Stefano Boeri rappresenta, come ha scritto sul Corriere di ieri Michele Salvati, una «secca sconfitta politica» per il gruppo dirigente di quel partito. Una sconfitta che si somma a tante altre batoste, come, a suo tempo, la vittoria di Nichi Vendola in Puglia contro il candidato ufficiale del Pd, la perdita di regioni tradizionalmente governate dalla sinistra, il successo, anche se per ora solo mediatico, della rivolta capeggiata dal sindaco di Firenze Matteo Renzi, e altro ancora.
Se la politica italiana è, come è, alla deriva, se la rottura del Pdl e il possibile declino di Silvio Berlusconi preannunciano una crisi di sistema destinata ad avere ripercussioni ovunque, è difficile pensare che possa cavarsela un partito di opposizione così mal messo come il Partito democratico. Talmente mal messo da non aver saputo nemmeno approfittare, in questi anni, della crisi economica per rimontare nei sondaggi (che è ciò che normalmente accade in democrazia: i consensi per l’opposizione crescono quando il governo deve fronteggiare una grave crisi).
Così come è fallita l’aggregazione a destra denominata Popolo della libertà sta fallendo l’aggregazione a sinistra denominata Partito democratico.
Se la politica italiana è, come è, alla deriva, se la rottura del Pdl e il possibile declino di Silvio Berlusconi preannunciano una crisi di sistema destinata ad avere ripercussioni ovunque, è difficile pensare che possa cavarsela un partito di opposizione così mal messo come il Partito democratico. Talmente mal messo da non aver saputo nemmeno approfittare, in questi anni, della crisi economica per rimontare nei sondaggi (che è ciò che normalmente accade in democrazia: i consensi per l’opposizione crescono quando il governo deve fronteggiare una grave crisi).
Così come è fallita l’aggregazione a destra denominata Popolo della libertà sta fallendo l’aggregazione a sinistra denominata Partito democratico.
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