La prima sensazione è di sparare sulla Croce rossa: il bersaglio è così facile che si finisce per fare la figura dei maramaldi. Ma il silenzio non è peggio? Non si rischia di essere complici involontari della deriva demenziale che il Paese sta prendendo? Il 6 luglio scorso si è svolto a Roma, alla Casa del Cinema di Villa Borghese, un convegno promosso dal Corecom Lazio: «Futuro della TV: vecchia TV vs nuova TV», un incontro di professionisti, a cui hanno partecipato rappresentanti del mondo del mercato, delle università, dell'industria culturale, delle istituzioni, del marketing, della pubblicità. Ci sono stati interventi di Alberto Marinelli, Giancarlo Leone, Gina Nieri, Carlo Freccero, Lorenzo Mieli, Gianni Celata. Ma il contributo di cui vogliamo occuparci è quello di Renzo Bossi, in veste di responsabile comunicazione della Lega Nord. Per non essere accusati di pregiudizi ideologici, la cosa migliore è seguire il Trota su Corriere.it (Il video integrale).
Quando il re è nudo tacere non si può. Qui l'ideologia non c'entra, è solo questione di opportunità e buon senso. Non ricordo d'aver mai sentito da parte di un politico, o aspirante tale, così tante scempiaggini in materia e così tante sgrammaticature: «Il web 2.0 così considerato, questi social network sono quel tramite tra la gente e queste notizie, che magari sono notizie arrivate a livello nazionale o internazionale, ma danno la possibilità alla gente di poter esprimere una propria opinione».
Il ragazzo legge con fatica un testo non suo, forse per la prima volta perché non ha coscienza di quello che dice. Nell'attesa di tornare, come auspica Renzo Bossi, all'iperlocale, avremmo più che mai bisogno di una classe politica preparata, eletta per meriti, in grado di dimostrare un minimo di competenza sugli argomenti che affronta. È chiedere troppo? Significa fare della demagogia? La Lega del 2011 non è più quella del 1995, «nativista e settentrionalista»: è un partito di governo, e come tale dovrebbe comportarsi.
Quando il re è nudo tacere non si può. Qui l'ideologia non c'entra, è solo questione di opportunità e buon senso. Non ricordo d'aver mai sentito da parte di un politico, o aspirante tale, così tante scempiaggini in materia e così tante sgrammaticature: «Il web 2.0 così considerato, questi social network sono quel tramite tra la gente e queste notizie, che magari sono notizie arrivate a livello nazionale o internazionale, ma danno la possibilità alla gente di poter esprimere una propria opinione».
Il ragazzo legge con fatica un testo non suo, forse per la prima volta perché non ha coscienza di quello che dice. Nell'attesa di tornare, come auspica Renzo Bossi, all'iperlocale, avremmo più che mai bisogno di una classe politica preparata, eletta per meriti, in grado di dimostrare un minimo di competenza sugli argomenti che affronta. È chiedere troppo? Significa fare della demagogia? La Lega del 2011 non è più quella del 1995, «nativista e settentrionalista»: è un partito di governo, e come tale dovrebbe comportarsi.
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