domenica 28 agosto 2011

I CALCIATORI SCIOPERANO: LA VERITA' CHE NESSUNO DICE......

Mi è capitato di leggere, ieri, una dichiarazione di Cofferati, ex leader sindacale della CGIL, che al riguardo dello sciopero dei calciatori che oggi ha fatto saltare la prima giornata di campionato,  diceva:

«Per la prima volta si battono per dei diritti e non per motivi materiali: è una novità e va ammirata»


Penso allora che bisogna fare un pò di chiarezza sulle motivazioni di questa agitazione del mondo dorato del calcio perchè altrimenti si crede a Cofferati e non si capisce bene il senso di questa sommossa degli artisti della pedata.


I calciatori scioperano essenzialmente per due motivi:

1) Perchè non gradiscono la nuova paventata rimodulazione dell’articolo 7 del loro statuto. Le società vorrebbero introdurvi un comma che permetta l’allenamento separato di alcuni giocatori, ma i calciatori lo rifiutano dicendo che darebbe alle società un mezzo per fare pressioni sui giocatori non più graditi e che si vuole spingere alla cessione, escludendoli dal gruppo principale della squadra. Già lo scorso anno l’AIC aveva minacciato uno sciopero (poi rientrato) su un problema simile che riguardava il consenso dei giocatori al trasferimento in un’altra squadra quando erano in scadenza di contratto.

2)  Altro motivo del contendere è l'’articolo 4 dello statuto, invece, che riguarda i rapporti economici. I calciatori non accettano l’inserimento di un comma o di un allegato al contratto che permetta alle società di scaricare sui giocatori il costo di tassazioni straordinarie decise dal governo, come il contributo di solidarietà che dovrebbe essere inserito nell’ultima manovra finanziaria. La questione nasce perché molti contratti stabiliscono il compenso netto dei calciatori, e le tasse rimangono interamente a carico delle società. Modificando l’articolo 4 si intende cambiare questo meccanismo. Bisogna ricordare che il contributo di solidarietà non è ancora diventato legge e non è quindi possibile sapere che cosa prevederà nello specifico.


I calciatori dunque si preoccupano, come dice Cofferati, dei loro diritti, solo relativamente alla nuova stesura dell'art. 7 dello Statuto.

Ma l'altro motivo dello sciopero (art. 4) è assolutamente pecuniario. Insomma, i calciatori vogliono scaricare ogni tassa aggiuntiva, seppure di solidarietà alle finanze della nostra dissestata nazione, sulle società che erogano le loro retribuzioni. Questo significa che questa gentaglia strapagata non ne vuol sapere di veder dedotta la propria retribuzione, in seguito a tassazione straordinaria,  neppure di un centesimo e di essere parificata ad ogni altra categoria di lavoratori dipendenti. (che potrebbero subire il contributo di solidarietà qualora confermato)

Stiamo parlando di giovani di età compresa tra i 20 ed i 30 anni che incamerano ingaggi da sogno.

Prendiamo come esempio, tra i dati ufficiali di cui si dispone, le retribuzioni del CHIEVO, società non certo nababba che riesce a sopravvivere grazie alla parsimonia dei propri dirigenti.

Facendo la media degli stipendi netti dei giocatori del Chievo in rosa l'anno scorso (24 persone)  il dato che se ne ricava è che l'ingaggio percepito è pari a 286 mila euro annui netti.

E parliamo del Chievo, ripeto, non del Milan di Berlusconi o dell'Inter di Moratti.

286 mila euro netti corrispondono a circa 15 anni di lavoro di un operaio in fabbrica.

Un contratto triennale medio del Chievo calcio corrisponde al totale che un lavoratore di una piccola azienda incamera in una vita lavorativa.

Ecco, questa gente, così retribuita, nell'arco di una età dove il resto della società studia o è impiegata in lavori saltuari o a tempo indeterminato sottopagati nonostante il possesso di alta scolarizzazione, sciopera per questo. Non per l'articolo 7 che garantisce più diritti.

Quella è fuffa. Ciò che conta è ovviamente la grana.

E nell'attuale contesto socio economico, questo sciopero odierno, non è ridicolo.

E' semplicemente assurdo e insopportabile.




1 commento:

  1. a Cofferati .....svegliati o pure dormi e non dire cazzate.

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